Pagina Facebook

domenica 15 aprile 2018

Via, per il mondo

Camminare, fare lunghe passeggiate, oppure uscire, prendere i mezzi pubblici e visitare un luogo nuovo è una delle cose che desidero di più, che più mi fanno sentire vivo e in pace, eppure è tutt’altro che facile uscire dalla mia tana sporca, mettermi le gambe in spalla e andare per il mondo. Se, durante le trasferte che faccio per abitudine, dedico un po’ di tempo a deviare dalla strada conosciuta per scoprire una via mai percorsa, una vista su un fiume, una chiesa che fino ad allora avevo sempre visto chiusa, quelli sono i momenti in cui mi sento davvero di stare al mondo, assieme ai momenti in cui riesco realmente a raccogliermi in me e pregare. E allora mi chiedo come la mia volontà abbia potuto rimanere bloccata tanto a lungo, mentre fuori era bel tempo.



Recentemente, pur detestando il luogo in cui vivo e continuando, sostanzialmente, a ritenerlo un luogo da cui ritirarsi il più possibile, ho cominciato ad avvertire il bisogno di esplorare angoli poco o per nulla a me noti, stradine secondarie (ovviamente lontane dal centro), frazioni conosciute solo di nome, prati ai margini delle strade principali, straducole difficili da notare quando ci si passa di fianco in auto. I luoghi che sto così scoprendo sono come la Lucia dei “Promessi sposi”: contadini, e di bellezza modesta, lontanissimi dalle grandi città da me così amate e dalla bellezza di certe regioni italiane, inondate di luce; luoghi spesso grigi e a volte aspri, ma capaci di infondermi pace nel cuore per via della loro (relativa, s’intende) lontananza dalle beghe e dalle banalità borgosesiane. Più distaccato sto dalla vita quotidiana di Borgosesia, meglio sto, ma per questo, ho ormai scoperto, non è necessario passare tutti i weekend a Milano, tanto meno fuggire in posti esotici, magari in un viaggio in solitaria: è sufficiente sapere dove dirigere i miei passi una volta uscito dalla mia tana sporca, magari con un amico che condivide le mie passioni e che si incarica di tenermi aggiornato su ciò che accade nel paesucolo, senza costringermi ad essere più che uno spettatore più lontano della Luna.

Camminare ossigena le idee, le rende più generose, e camminare in uno scenario campestre aggiunge serenità allo scorrere dei pensieri. Certo, i pensieri ossessivi mi vengono a fare visita anche mentre faccio questa ginnastica liberante, non si possono rimuovere come file inutili, non si possono buttare come carta straccia, purtroppo, ma il quotidiano sforzo, da cui non dovrebbe essere esente il camminare nella natura, rende più agevole questo ennesimo esercizio: tenere a bada i pensieri distruttivi.



Quando cammino, cerco un luogo, delle impressioni o piuttosto me stesso? Sono tre dimensioni inseparabili, perché il muoversi dona pensieri nuovi, impressioni fresche ed emozioni inedite, e inoltre, alla lunga, non si possono non scoprire nuove dimensioni al nostro interno, gettare luce su aspetti di noi stessi prima trascurati. Il tutto con i materiali che già abbiamo e senza dover rincorrere viaggi alla moda ed esigenze altrui: basta uscire dalla tana, gambe in spalla e via, per il mondo.

Giacomo Tessaro

Nessun commento:

Posta un commento