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lunedì 8 giugno 2020

Trovare un senso a dei fenomeni

Per questo post, prendo spunto dall'ultimo meme di Tomas:



Di base l'idea non mi dispiace poi tanto. La musica, il canto, l'esaltazione, l'alcool, il riso, possono essere benissimo veicoli di spiritualità: penso (ma forse è un esempio estremo) alle Baccanti greche, ma forse anche semplicemente le danze sacre e le sostanze psicotrope utilizzate da numerose culture del mondo.

Eppure. questo meme, appena letto, mi ha turbato. Mi riporta a galla ricordi mai veramente sepolti, e proprio per questo sgraditi, perché mai veramente metabolizzati. Sono ricordi (alcuni anche recenti) scomodi, imbarazzanti, quasi clandestini.

Approvare o non approvare? Questo meme ha dato la stura a molte riflessioni, e quindi è certo ben gradito: anche i ricordi imbarazzanti hanno qualcosa da insegnarci.

Seguirei Tomas in questa parte del suo cammino? Di lui certo mi fido a occhi chiusi, come degli altri miei compagni di cammino: di altr*, non so, meglio forse non approfondire più di tanto, perché è un'ipotesi che non riguarda il passato o il presente, ma appunto un futuro molto, molto ipotetico.

Chissà se, quando rivedrò Tomas (spero molto presto), potremo fare insieme anche questo pezzo di percorso: di certo lui mi accoglierà comunque, conosce i miei limiti, come io conosco i suoi. A differenza delle frequentazioni di un tempo, non abbiamo bisogno di fare chissà che la sera, per essere amici e compagni. 

Pietra sopra sul passato? Dopo la grande orgia (si fa per dire, orgia piccina piccina) della vita "sociale da giovani" pensavo di trovare accoglienza presso la "comunità" della fobia sociale, e trovare un senso in quella militanza: un'idea che si sarebbe rivelata piuttosto presto inconsistente, a quell'epoca ancora non potevo trovare comprensione forse in nessun ambiente, ma meno che mai in gente che si riteneva fallita perché il sabato sera nessuno la invitava al pub. Ma qualcosa quell'esperienza mi ha lasciato, se dopo diversi anni sono ancora qui a parlarne.



Scoprii poi la militanza introversa... effimera quant'altre mai, ma quelle idee mi cambiarono per sempre. Poi scoprii, più di recente, che timidezza, fobia sociale, ansia sociale, introversione, estroversione, sono condizioni reali ma relative, relative a molte cose: situazioni di vita, luogo in cui si è, età, persone che si frequentano o si vorrebbero frequentare...

Al tempo del mio innamoramento per la fobia sociale, ero nettamente pro-qualcosa e contro- qualcos'altro, pensavo che le condizioni di cui sopra fossero incise nel granito, ora vedo (in termini buddhisti) il vuoto, la vacuità che sta dietro tali fenomeni, o perlomeno la intravedo. Grazie a un cammino mistico, ma questo è un altro discorso. 

Giacomo Tessaro