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venerdì 22 settembre 2017

Un luogo di crescita e amicizia

Riflessioni pubblicate sul sito del Progetto Gionata – Fede e omosessualità

Cominciare un lavoro, un’attività, entrare in un progetto perché si vuole essere utili e saggiare le proprie competenze e capacità, poi, in quello stesso ambito, trovare amicizie profonde che ti permettono di vivere esperienze impensabili: è quello che è successo a me entrando a far parte del Progetto Gionata. Dapprima pensavo mi sarei limitato a fare qualche traduzione per persone distanti, da sentire solo via email, incapaci di capire veramente chi fossi e quali aspettative mi animavano. Poi, un giorno o una notte, tormentato dai sensi di colpa nei confronti della vita che allora mi laceravano (e che da alcune persone sono stati mal interpretati), mi sono sfogato con Nucenze, quello che, scherzosamente ma non troppo, amo chiamare il Motore Iperattivo di Gionata. Pensavo che quelle mie parole fossero state inopportune o fuori luogo, invece Nucenze ne rimase colpito: credo che la nostra amicizia sia iniziata in quel momento.



Gionata per me non è stato solo un luogo dove leggere notizie interessanti ed esercitarmi nella traduzione e non solo un modo come un altro per fare volontariato: negli ultimi mesi, dopo il mio distacco dalla comunità di fede che ho frequentato negli ultimi quattro anni, mi sono reso conto di quanto il Progetto sia parte integrante del mio cammino spirituale, pur trovandomi da sempre assai lontano dalla religiosità e dalla mentalità cattoliche e facendo fatica a capire cosa tenga legate tante persone a quel mondo, che in linea di massima tende a respingerle perché “sbagliate”. Ma essere addentro a Gionata, ricevere tante notizie e riflessioni ha contribuito ad abbattere molte diffidenze verso quel mondo cattolico, che mi sa ancora tanto di famiglia patriarcale e paternalista, pur avendo donato al mondo tante amici e amiche di Dio, tante idee da cui mi sforzo di imparare nonostante la mia allergia per i dogmi e i concili…

Gionata, dicevo, come luogo di crescita nella fede e di amicizia: il culmine di questo cammino di amicizia sono stati i due viaggi in Toscana, ospite di Nucenze e Carlo. Non è stato sempre tutto facile, per via della mia forte introversione e dei miei comportamenti “bizzarri”, il mio incontro con il gruppo Kairòs e la CVX di Santiago del Cile non è stato francamente dei più felici, la festicciola alla fine della "conferenza" mi ha destabilizzato e non poco, riportandomi indietro ai momenti più bui dell'adolescenza; però, al di là di tutto questo, a contatto con la vita quotidiana della persona che mi ha accolto e capito tante volte, del suo compagno, a contatto con un ambiente nuovo e quasi sconosciuto, seppure per pochi giorni, le dimostrazioni di amicizia che mi hanno spinto a una ancora maggiore responsabilità di fronte al Progetto e al mio ruolo al suo interno, i discorsi e le chiacchierate, mi hanno fatto capire di essere amato e apprezzato per quello che sono, cosa nient’affatto scontata nel passato, persino nella mia stessa famiglia. Attraversare il Chianti, camminare per Fiesole o San Gimignano, visitare un’antica abbazia abbandonata, accompagnati da un custode ciarliero dalla schietta parlata toscana: sono stati punti tra i più alti del mio cammino di vita degli ultimi anni, parte ineludibile del mio itinerario spirituale, forse più di tanti libri edificanti e culti con Santa Cena.



Se Gionata è stato un punto fermo negli ultimi anni, con alcuni momenti di stanca ma con continuità, se ancora non mi sono affatto stufato di far parte di questo mondo, evidentemente in esso ci sono dei tesori che non ho ancora sfruttato a pieno: penso, per esempio, ai tanti volontari e volontarie con cui ho un rapporto meno che sporadico e che potrebbero essere amici e amiche; purtroppo ancora tanta zavorra mi impedisce di essere parte più attiva del lato umano e amicale del Progetto. Credo però di avere ancora molto tempo dinnanzi a me, tempo per crescere ulteriormente con Gionata, senza mai la presunzione di sentirmi finalmente alla fine e al culmine del percorso.

Giacomo Tessaro

martedì 5 settembre 2017

La rentrée

In questo Internet, che per molti versi è il regno dell’effimero, aggiornare regolarmente un blog sembra un’impresa da eroi, anche per qualcuno meno pigro e più inquadrato di me. Quanti blog che ho visto fiorire, magari con decine di post al mese, e poi repentinamente disseccarsi: per incostanza, perché l’autore ha altro per la testa, perché non ha più niente da dire? Quest’ultima ipotesi mi sembra la meno probabile e la meno comune; credo che in molti casi l’impegno di narrare e narrarsi, che a un dato istante e per un certo periodo aveva preso la forma del blog, abbia poi cambiato incarnazione, magari semplicemente un altro blog, con un altro indirizzo, un’altra veste grafica e il tiro modificato.

Penso che una delle cose peggiori dei blog, peggio di questa incostanza universale, sia l’oblio che li avvolge quando, per esempio, la piattaforma cessa di esistere o il proprietario cancella il blog: un oblio che risucchia pensieri, sentimenti, recensioni, sfoghi, glitter faticosi da caricare… sono un accumulatore e un conservatore (di cose, non di idee) fanatico e non posso sopportare che miliardi di post vengano mangiati dal Nulla, perché, per quanto banali e volgari molti di essi siano (stati), hanno comunque significato qualcosa per l’universo soggettivo di chi li ha scritti, che poi è la cosa che veramente conta, soprattutto per noi introversi: non tanto ciò che ci succede, ma come lo filtriamo con il cuore e con la mente; pezzi di vita e brandelli di sentimenti a cui, se non altro, si può guardare a distanza di anni come in un museo.

Non sono mai stato un accanito lettore di blog: ogni tanto ci capito seguendo il filo di un argomento che mi interessa e magari ci resto a lungo, perché quel blog ha molto da dirmi. Avrei voluto (molti anni fa) essere un autore di blog, ma uno di quelli assidui e che scrivono cose molto intelligenti. Molto più incostante di quanto sono ora, il progetto blog non è mai andato oltre una decina di post, scritti oltretutto con una certa fatica. Un annetto fa Enemyofthesun mi propose di scrivere un blog insieme: come potete vedere dalle date, forse in dieci anni che provo a scrivere blog, non ho fatto quei gran progressi. Forse scrivo un po’ più intelligentemente, ma il tempo passa per tutti e inevitabilmente si matura, anche se sei fobico e timido. A mia discolpa posso dire che, rispetto a nove-dieci anni fa, sono infinitamente più preso da progetti vari e la scrittura la coltivo in altri modi. Ma non vorrei che questo progetto-blog languisse: non vorrei che la fobia sul Web si riducesse ai soliti gruppi e fora, che sciorinano più o meno gli stessi temi di anno in anno, non di rado con le stesse identiche parole. Vorrei dare il mio contributo per variare il discorso sulla fobia e l’introversione, per mostrare che sono quello che sono, ma possono essere anche altre cose e che c’è modo e modo di essere fobici, introversi e timidi.

Io ci provo. Tanto, anche se passeranno mesi fino al mio prossimo post, non mi corre dietro nessuno, tanto meno Enemyofthesun.

Giacomo Tessaro