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giovedì 1 febbraio 2018

Dieci anni e mezzo di fobia

È passato ormai il decimo anniversario di quando ho iniziato a frequentare “l’ambiente fobico/introverso”, come amo definirlo: era il luglio 2007 quando, sbarcato da circa una settimana nello storico forum Fobiasociale.com, mi misi in marcia verso Milano una domenica per incontrare il grande organizzatore di incontri fobici di quell’epoca. Avevo anche un’auto a mia disposizione, mi muovevo a un altro ritmo rispetto a oggi in cui uso perlopiù i mezzi pubblici. Luogo dell’incontro era un’assolata piazza Duomo ed era la prima volta che incontravo qualcuno conosciuto sul Web. Mi ero finalmente connesso alla Rete da otto mesi e la mia avventura da navigatore, che si interseca con le altre avventure di questi ultimi anni, avrebbe conosciuto molte fasi; del resto, anche la mia frequentazione dell’”ambiente” avrebbe visto degli alti e bassi notevoli, ma per ora, in quell’assolata domenica di luglio 2007, avevo solo voglia di conoscere gente che non mi giudicasse per la mia timidezza e chiusura, come aveva fatto anni addietro una persona che avevo frequentato per molto tempo; volevo solo rompere l’isolamento in cui mi ero rinchiuso dopo l’abbandono dell’università, e quale posto migliore di Milano, la città che ho sempre amato?

Non ricordo affatto di cosa parlammo quel giorno, salvo forse un paio di frasi, ma poco importa: quel giorno forse è cominciata davvero la seconda fase della mia vita, non il momento in cui il mio computer si è connesso a Internet. Per un certo periodo gli incontri sono fioccati: San Babila (dove ho incontrato per la prima volta l’amico che ho frequentato più a lungo), i Giardini di Porta Venezia, la Rotonda di via Besana… sono tutti pezzi di storia fobica, di storia personale, di vita vissuta in un mondo fatto altrimenti di grande isolamento. Non tutte le persone incontrate mi sono state simpatiche, qualcuna l’ho vista una sola volta, altre mi hanno lasciato cicatrici, ma di tutte conservo una memoria affettuosa: è anche grazie a loro che la mia vita da navigatore ha acquisito per la prima volta lo spessore della vita vissuta davvero.

Molti fobici e fobiche sono passati sotto i ponti in questi dieci anni e mezzo. Nel frattempo ho conosciuto altri ambienti, altri interessi, alcuni compatibili con un introverso, se non con un fobico lieve, altri no. Ho sempre cercato di far conoscere, per quanto possibile, la mia frequentazione del gruppo fobico e della filosofia dell’introversione di Anepeta, che ho cercato di incarnare in modo coerente. Ho quasi sempre incontrato rispetto, soprattutto da parte delle persone non più giovanissime: credo che il fatto che molti giovani fobici e fobiche abbiano a che fare con persone giovani come loro, senza la possibilità di confrontarsi con persone più mature, abbia il suo peso nella loro disperazione e nel loro odio verso la loro identità introversa: i giovani hanno il morbo della socialità a tutti i costi e non hanno la pazienza di stare a sentire chi è portatore di una visione e di un modo di vivere diversi. Anche il confrontarsi con persone scarsamente preparate ed empatiche non fa bene a una persona introversa. Il miglior modo di uscire dall’isolamento è trovare anime affini, che non necessariamente la pensano allo stesso modo, ma con le quali ci si possa confrontare senza paura. Non nascondendo le mie fobie e la mia introversione, ho trovato molta più comprensione di quanto i fobici si aspettino generalmente, anche da parte di persone estroverse: è solo mostrando se stessi in piena luce che chi veramente è in grado di apprezzarci potrà farlo nel migliore dei modi.

Non rinnego la mia avventura con i fobici: tornassi indietro, però, la vivrei in modo molto diverso, la limerei alquanto, troppi errori ho fatto, troppa fiducia a persone che non la meritavano, troppe persone valide lasciate andare. Ma questo è il gioco della vita, che tanto più da introversi vale la pena vivere fino in fondo, accantonando per quanto si può (non dico sempre) la tentazione dell’isolamento.

Giacomo Tessaro