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venerdì 21 febbraio 2020

Una risata cosmica?

Riflessioni nate durante una passeggiata in uno dei miei posti del cuore, il Parco Agricolo del Ticinello a Milano, con aggiunte e approfondimenti vari. I luoghi del cuore possono essere molto fecondi.

Da quel luglio 2007, quando ho iniziato a frequentare “l’ambiente” della fobia sociale, sono passati quasi tredici anni: un terzo della mia vita. All’inizio, la mia esperienza su Internet da poco scoperto (anche Internet ormai occupa un terzo della mia vita, il terzo più fecondo ed esaltante, in tutti i sensi) verteva, diciamo per una buona metà, su quel forum. La mia non è stata certamente una frequentazione solo virtuale, anzi, in me è stata chiara fin da subito l’intenzione di frequentare un gruppo “fisico” di persone, come quello adolescenziale che avevo abbandonato pochissimo tempo prima.

Tante sono state le vicende da allora, anche soltanto quelle che ruotano attorno ai due anni e poco più che ho passato effettivamente sui forum fobici (per non parlare di quelle relazioni che, tra alti e bassi, sono andate avanti per molti anni ancora), che sarebbe lungo anche solo accennarvi, e già, nel corso del tempo, vi ho riflettuto sopra molto più del necessario.

Ciò che mi è venuto in mente al Parco del Ticinello è qualcosa di nuovo, forse un segno del passare del tempo: molte vicende che fino a poco tempo fa mi apparivano, se non tragiche come nel momento stesso in cui io e l’altro/a fobico/a ne eravamo protagonisti, certo umilianti e ben poco edificanti, anche a distanza di molto tempo, in quel momento di vera e propria illuminazione mi sono apparse risibili, come degli insignificanti momenti di una danza cosmica, o per meglio dire di una sterminata risata universale, che echeggia sonora da una parte all’altra del Creato, o, se preferite, una piccola parte di uno degli della commedia che si svolge da milioni di anni sul palcoscenico del mondo.

Non sto dicendo solamente che, dal punto di vista dell’Universo, le nostre meschine vicende non si vedono nemmeno al microscopio, ma che, in quel momento almeno, nemmeno io le vedevo al microscopio, il che, paradossalmente, è una notizia non da poco, forse il segno di un ulteriore passo in avanti nella mia vita.

Spesso ho ripetuto che frequentare l’ambiente della fobia sociale mi ha tirato fuori dal mio guscio e mi ha fatto crescere, ed è vero, ma, in tutti questi anni, il senso di vergogna e di umiliazione per certi episodi non se n’è mai andato. In quel momento invece, in quel parco, seduto su quella panca in pietra, tutto questo mi si è rivelato per quello che è effettivamente: un minuscolo passo di una danza cosmica, in quanto tale enormemente più grande di me e di qualsiasi cosa possa capitarmi (pur importante per il mio karma, e per determinare chi sono).

Forse mi sto avvicinando a quelle correnti di pensiero che propugnano la risata come cura, se non per il mondo tutto intero, almeno per il benessere della persona? Non credo, dopo quel momento, quasi una settimana fa, non mi è più capitato di avere pensieri del genere, ma che mi sia venuta un’illuminazione del genere, che mi ha aiutato a mettere nella giusta prospettiva eventi il cui dolore ho trascinato a lungo con me, è un segno che sto andando nella giusta direzione. Uno dei tanti.

Giacomo Tessaro

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