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giovedì 30 gennaio 2020

Cos'è l'I Kuan Tao, in breve

Ringrazio Tomas per avermi richiesto una breve descrizione della religione presso la quale ho ricevuto il Tao, per una delle sue pagine Facebook. È una presentazione scritta dal punto di vista del sincretismo religioso, che è uno dei maggiori punti di interesse mio e di Tomas, ma credo vada bene come introduzione generale. Non mancherà occasione, in un prossimo futuro, di parlare più estesamente dell'I Kuan Tao.

L’I Kuan Tao (Yiguandao nella trascrizione pinyin della lingua cinese), ovvero “la Via che conduce all’Uno”, è una religione sincretica cinese che ha preso forma nei primi decenni del ‘900, ma rifacendosi a tradizioni molto più antiche. Questa religione attinge infatti a piene mani dalle dottrine e dalle iconografie della religione popolare cinese, misto di taoismo, confucianesimo e buddhismo, e si rifà anche, in parte, al cristianesimo (importanza della Bibbia) e all’islam (la cui preghiera comune assomiglia in modo sorprendente a quella I Kuan Tao). A seconda del luogo e della divisione a cui appartiene, una congregazione locale può studiare approfonditamente i testi classici cinesi, oppure rifarsi in modo particolare al buddhismo, oppure ancora dare grande rilevanza alla Bibbia e a Gesù.



Interessante il pantheon I Kuan Tao: vengono venerate diverse figure di Buddha, “santi”, immortali e antenati, tutti subordinati all’Eterna Madre Primordiale, espressione compassionevole del Tao, che nell’altare è simboleggiata da una lampada accesa. Oltre alla Lampada della Madre, su un altare I Kuan Tao compaiono quasi sempre il Buddha a venire, ovvero Maitreya (a volte sostituito dal Buddha storico Shakyamuni), la Bodhisattva Guanyin (Avalokitesvara per gli Indiani e Kannon per i Giapponesi, che simboleggia l’infinita compassione), e il Buddha vivente Jigong, singolare figura di monaco della più pura tradizione cinese. In mancanza di statue adeguate, queste possono essere sostituite da uno specchio. Le figure delle tradizioni asiatiche, inoltre, possono essere sostitute da immagini cristiane.

Su un altare non possono mai mancare nemmeno piramidi di frutti di stagione, sacrificio incruento offerto alla Madre e ai Buddha. Tutto il culto I Kuan Tao, infatti, è un culto di ringraziamento e di lode, con prostrazioni ritmiche che, come detto, ricordano la preghiera islamica (pur essendo l’I Kuan Tao tutt’altro che iconoclasta).



L’I Kuan Tao è un interessante esempio di religione che, uscita dall’alveo della tradizione cinese, ha saputo conquistare molti praticanti non solo tra i Cinesi risiedenti nei Paesi asiatici, in Europa e in America, ma anche fra gli Occidentali e gli abitanti del subcontinente indiano. I maestri e le maestre I Kuan Tao offrono il Tao a chiunque si senta spinto a riceverlo, ma senza chiedere a nessuno di cambiare religione: ricevere il Tao è necessario per sfuggire con facilità alla ruota del samsara, ma l’I Kuan Tao insegna che ogni religione promana dal Tao, ed è una strada verso il Tao stesso. C’è poi la possibilità di vivere questa tradizione come religione vera e propria, con templi e riti, ma senza il bisogno di rinnegare la propria religione di partenza. 

Giacomo Tessaro

domenica 19 gennaio 2020

Giornata mondiale dell'ansia sociale

Il 1 febbraio si terrà la giornata mondiale dell'ansia sociale (o fobia sociale). Colpisce quindici milioni di americani e il 7% della popolazione. Chi ne è affetto teme il giudizio altrui, stesso motivo per cui scrivo con uno pseudonimo. Ogni sociofobico è diverso. C'è chi non riesce a mangiare in pubblico, chi ha paura di essere visto.  Da Wikipedia: "La fobia sociale, detta anche socio fobia, o disturbo di ansia sociale, è la paura intensa e pervasiva di trovarsi in una particolare situazione sociale, o di eseguire un tipo di prestazione, che non sia, a chi ne è affetto, familiare, e da cui possa derivare la possibilità di subire un giudizio altrui".
Dell'iniziativa hanno parlato in una trasmissione televisiva su Rock tv.
Se volete condividere, ci fa assolutamente piacere. E' bene fare informazione e diffondere le conoscenze su questo disturbo.

sabato 18 gennaio 2020

L'estensione creativa del sé

Inauguriamo la collaborazione di Angela con una sua riflessione sulle illusioni che il nostro futuro sarà esattamente come lo immaginiamo noi.

L'illusione è sempre frutto di una pregressa fantasia, lavoro di immaginazione, in quanto, di per sé, estensione del momento presente. È sostanzialmente una protesi di noi stessi, che ci proiettiamo in un momento futuro e in una realtà assolutamente indefinibili, in parte causali, ma anche frutto di azioni e scelte che ancora non abbiamo compiuto, ma in questa autoillusione tutto è irrazionalmente assiomatico per noi.

Consideriamo già vere o false tutte le variabili future sulla base delle costanti presenti e della nostra abilità nel creare percorsi anticipatamente tracciati. Tutto è come vorremmo che sarà, mettendoci anche una buona parte di egosintonia, costruendo un mondo basato sui nostri bisogni da soddisfare, che in quel tempo futuro saranno obbligatoriamente aspettative esaudite.

Ci nutriamo dell'illusione in quanto, pur sapendo inconsciamente che potrebbe non verificarsi quello che ci aspettiamo, è necessario per orientarsi nell'attimo presente da vivere, per questo non la ritengo necessariamente una fuga dalla realtà, ma più una forma di aspettativa che diventa convinzione; senza di essa il futuro sarebbe solo una schermata grigia, un continuum di aut-aut, e non potremmo sapere quale corno del dilemma sceglieremo, e a cosa porterà.



Chiaramente non lo possiamo sapere nemmeno illudendoci o sognando, ma almeno diamo una vernice e un colore alla nostra vita futura, sia che divenga corrispondente ai nostri desideri, sia che non lo diventi.

L'importante è considerare sempre l'esistenza di condizioni aleatorie che possono impedire il verificarsi degli eventi. A quel punto subentra un'altra facoltà importantissima dell'uomo, l'adattabilità, quella che ci consente di far fronte a dinamiche del tutto impreviste, facendole diventare gestibili.

Nel momento in cui avviene la disillusione abbiamo sempre la capacità di sopravvivere in altri modi, trasformando a volte anche parti del nostro sé per poterci adattare a ciò che il futuro ci propone.

Questo è un ragionamento del tutto personale, non ho mai studiato né filosofia, né psicologia.

Angela

giovedì 16 gennaio 2020

Paura del destino

Tomas ci propone un'altra citazione di Carl Gustav Jung. Non mi sentirei di scrivere nemmeno queste pochissime righe di commento, perché davvero in questa citazione sta gran parte del dramma della vita di molti introversi e sociofobici, affamati di vita, ma incapaci di viverla appieno. Direi che in parte la causa è da rinvenire nella natura stessa dell'introversione (e tanto più della fobia sociale), ma in gran parte, e qui mi limito a parlare degli introversi, la scarsa comprensione della natura di questa "cosa" misteriosa che abbiamo dentro, che tutti sembrano disprezzare, chiude all'introverso la porta di molte esperienze che, in realtà, potrebbe benissimo fare. Altro cosa, credo, è quell'eterna esitazione che non ci permette di lanciarci nemmeno in acque tranquille, per paura di fallire. Non so se sia tipica degli introversi, ma mi ci ritrovo appieno, meno di un tempo, ma è comunque un tratto ancora molto presente in me.



La paura del destino è un fenomeno assai comprensibile, perché il destino è incalcolabile, incommensurabile, pieno di pericoli sconosciuti. L’eterna esitazione del nevrotico a lanciarsi nella vita è prontamente spiegata da questo desiderio di stare da parte per non essere coinvolto nella lotta pericolosa dell’esistenza. Ma chiunque rifiuti di fare esperienza della vita deve soffocare il proprio desiderio di vivere - in altre parole, deve commettere un parziale suicidio. 

Giacomo Tessaro

lunedì 13 gennaio 2020

Solitudine e isolamento

Inauguro la collaborazione di Tomas a questo blog riportando, su sua richiesta, un piccolo brano di un autore a noi molto caro, Carl Gustav Jung, autore fondamentale in una ricerca spirituale come la sua e la mia (di cui, a tempo debito, parleremo). Ecco dunque una citazione tratta dal Libro Rosso di Jung:

" [...] una certa solitudine e un certo isolamento sono le condizioni di vita indispensabili per il benessere nostro e degli altri, altrimenti non si può  essere sufficientemente se stessi."

È una verità che molti sociofobici e introversi non comprendono, non valorizzando quindi la solitudine e l'isolamento. La società ci spinge altrove, lontano dalle nostre vere spiagge, e i risultati di questo naufragio e di questa distorsione molti sociofobici e introversi, come me, l'hanno provato sulla propria pelle; pochi, però, forse aprono gli occhi a una verità lapalissiana come quella che ci propone Jung: la solitudine e l'isolamento, in certe dosi, per essere se stessi.



C'è chi si adatta a cose lontanissime dal proprio carattere, c'è chi apre gli occhi a semplici verità. A ognuno il suo. Non mi resta che augurare a ogni essere umano di ritrovare la sua meta nel mare di questo mondo.

Giacomo Tessaro

domenica 12 gennaio 2020

Continuiamo il viaggio

Come spesso capita, anche a blogger molto più attivi, solerti e famosi di me, questo blog è rimasto anche troppo tempo inattivo. Non che nel frattempo la mia vita si sia fermata, grazie al Divino: sono stato attivo più che mai, anche nella vita fuori dal Web, e anche di questo sono grato al Divino. Ne parlerò a tempo debito. Ho un progetto di rilancio di questo blog piuttosto ambizioso, e sto cercando di coinvolgere alcuni miei amici, come Tomas, che già mi sta suggerendo degli spunti da pubblicare.

Spesso in questo blog ho accennato (se mai sia possibile farlo) al Tao: e il Tao ho ricevuto, non leggendo un articolo, ma "nella vita reale", in un tempio di Roma. Anche di questo renderò conto, possibilmente assieme a un mio amico, "compagno di Tao", compagno nella Via e padrino di battesimo.

I tempi del Gruppo chiuso. Per persone chiuse, gestito da Mauro, sono ormai lontani, da tempo sono fuori senza rimpianti, ma grazie ad esso ho potuto conoscere gente che, a distanza di tre anni e mezzo, sento ancora, e altre persone di cui conservo un bel ricordo, pur essendosi perse. Anch'esse sono una traccia che mi ha lasciato il Divino.

Continuo quindi il viaggio, anzi, lo continuiamo, perché ora spero di essere, meno di prima, una voce che grida nel deserto.

Giacomo Tessaro